Il travertino è una roccia da sempre utilizzata come pietra da costruzione. Nella nostra zona i primi a usare il travertino furono gli etruschi, che impiegarono largamente questa pietra chiara per costruire sarcofaghi o scavare le proprie necropoli nei giacimenti. Nell’architettura senese è una delle quattro pietre utilizzate nel centro storico, insieme al calcare cavernoso, l’arenaria pliocenica, il marmo giallo, la pietra serena. Alla base di quest’ampio utilizzo c’è la facile reperibilità nelle zone di Rapolano Terme e Asciano.
Le pietre respirano. Una volta ogni mille anni e la nostra vita è troppo breve per accorgersene.
(Fabrizio Carmagna)
Dal XVIII secolo Rapolano terme diviene un centro specializzato nella coltivazione del travertino e con l’Unità di Italia, aumentò, fortemente il suo utilizzo, tanto che per reperire la manodopera nelle cave, vi fu un importante “reclutamento” nelle campagne e nella zona della Valdichiana. La specializzazione nella lavorazione agli inizi del ‘900 si affinò così che le maestranze della zona di Rapolano realizzarono importanti opere come la facciata di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, il Palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra e la stazione di Milano.
Nella seconda metà del ‘900 l’escavazione e la lavorazione hanno assunto poi dimensioni industriali per soddisfare l’aumentata richiesta sia del punto di vista quantitativo che qualitativo. Si è passati quindi dai vecchi telai a sabbia a quelli diamantati, all’utilizzo di frese a grande disco per la squadratura degli informi e ad altre innovazioni. La formazione del travertino che è un calcare di origine chimica, avviene quando acque, ricche di bicarbonato di calcio, depositano per precipitazione, il carbonato in eccesso.
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I depositi travertinosi sono ripartiti in quattro placche, la prima di Borgo ai Piani si estende in prossimità dell’abitato di Rapolano Terme, le altre tre, a sud di Serre di Rapolano in località Oliviera, Noceto-Capanni e Filicheto. Si trovano tre tipi di formazioni: travertini chiari stratificati (tipo A), travertini chiari stratificati (tipo B), travertini scuri compatti (tipo C). I primi due sono color nocciola chiaro ben stratificati. Al tipo A appartengono le varietà merceologiche, Silver, Silver scuro, Chiaro Unito, Chiaro venato, Dorato, “R” Nocciola Chiaro, Verde Oliva, Scuro venato. Al B il Giallo dorato, lo Scabas Rosa Siena.
All’ultimo, il C, la varietà Scuro Antico 1, Scuro noce, Scuro venato. Studi sedimentologici e petrografici hanno permesso di identificare i meccanismi di deposizione delle tre tipologie. I travertini di tipo A si sono formati per incrostazioni di microorganismi quali alghe e cianobatteri, quelli di tipo B per incrostazioni di frammenti vegetali come steli e foglie. L’ultimo tipo, il C, è rappresentato da travertini che si sono depositati, come fanghi calcarei, in vasche o laghetti. Questo avveniva nel Pleistocene superiore – Olocene e l’età ci è stata fornita sia dai fossili presenti ma soprattutto dalle filliti cioè fossili di vegetali che denunciano una associazione di latifoglie come il leccio, il cerro, la farnia, riferibile ad una zona climatico – forestale a lauretum, medio fredda di tipo attuale.