Inizio con questa formula per introdurre l’argomento di questo post: la stretta connessione tra la geologia dei luoghi ed il patrimonio culturale. Si perché l’architettura dei luoghi è specchio della geologia regionale che ne condiziona le forme, i colori, le particolarità. Scriveva Francesco Rodolico nel suo “ le pietre delle città d’Italia” ”…che un geologo giunga in qualche paese a lui sconosciuto, le bende agli occhi, e lo vedrete rendersi conto della geologia locale, gettato che abbia lo sguardo ai materiali usati negli edifici” Il perché di questo è ovvio, da sempre i costruttori hanno prediletto l’utilizzo di materiali facilmente reperibili , a “km 0 “ oppure provenienti da regioni vicine.
Le montagne sono le grandi cattedrali della terra, con i loro portali di roccia, i mosaici di nubi, i cori dei torrenti, gli altari di neve, le volte di porpora scintillanti di stelle.
(John Ruskin)
Facciamo allora un breve viaggio nel bel Paese. Partiamo dalle 2 città simboli del Nord: Milano e Torino. Il bellissimo Duomo famoso in tutto il Mondo, fu realizzato tra i sec. XIV – sec. XIX dalla Fabbrica del Duomo di Milano che utilizzo per la sua costruzione il Marmo di Candoglia, materiale lapideo proveniente dalla vicina Val d’Ossola . L’utilizzo di questo marmo bianco e rosato di facile lavorazione ha permesso di realizzare una incredibile struttura a guglie, un vero e proprio ricamo marmoreo che svetta nel cielo di Milano. Il Teatro della Scala, altro simbolo di Milano, utilizza nelle sue decorazioni il granito di Baveno chiamato dai milanesi “miarolo rosso” proveniente dal Mottarone una montagna dalla forma di panettone che si trova in Piemonte . Da piccola mi portava li il mio papà per ammirare il bellissimo panorama del lago Maggiore e del Lago d’Orta.
Torino vista d’alto della (ahimè ) famosa collina di Superga appare una città di pietra, ve ne sono ben 150 tipologie provenienti dalla zone estrattive piemontesi. La colorazione predominante è quella grigia per un forte utilizzo di 2 tipi di gneiss (Luserna , Malanaggio) utilizzati per pavimentazioni, portici, marciapiedi, balconi e per la copertura delle bellissima Mole Antonelliana. Ci spostiamo poi nel Nord Est nella bellissima Venezia. Dall’alto ci appare una città di laterizio e pietra. Perché un cosi massiccio utilizzo di laterizio? La risposta è semplice, la leggerezza del materiale. Le fondazioni di Venezia poggiano su palafitte infisse nello strato argilloso del fondo della laguna e sono costituite dalla Pietra d’Istria, un calcare del Titoniano (Giurassico superiore, circa 150 milioni di anni fa), che affiora soprattutto lungo la costa occidentale istriana, molto resistente alla salsedine. Venezia però nella costruzione dei suoi principali monumenti è stata privilegiata per la facilità di approvvigionamento di materiali lapidei provenienti da luoghi lontani. Troviamo allora il Porfido rosso egiziano a costituire il portale di San Marco, il Verde Antico della Tessaglia, il Marmo greco. Da Venezia ci spostiamo a Bologna. La possiamo definire la città della selenite e del laterizio.
Nei dintorni di Bologna e precisamente a Sud affiora copiosamente questa pietra detta anche” vena di gesso” . La selenite costituisce la base della Torre Garisenda alta 47,50 m inclinata per via di un cedimento del sottosuolo posta accanto all’altra famosa torre degli Asinelli. L’utilizzo del laterizio è ovvio per l’abbondanza dell’argilla che caratterizza un po’ tutta quella parte d’Italia caratterizzata dalla sommersione marina pliocenica.
Spostiamoci poi a Siena. Il mattone diviene qui di nuovo protagonista. Non a caso il territorio senese è conosciuto per le bellezza delle sue Crete. Insieme al laterizio troviamo il Calcare Cavernoso che va a costituire le case- torri che ancora svettano nel cielo senese. Poi il Travertino di Rapolano Terme che orna la celebre piazza del Campo ed il calcare Rosso Ammonitico che insieme al Serpentino ed al marmo della Montagnola Senese creano il bellissimo gioco cromatico del Duomo. Infine le “lastre” la pavimentazione di Siena costituita dalla Pietra Serena.
Andiamo a Roma. Qui il Travertino diviene protagonista. Fin dall’epoca romana si estraeva questa pietra concrezionata dalle cave di Tivoli (Tibur). E’ stato utilizzato per la costruzione del Colosseo ma anche della bellissima Fontana di Trevi dove il travertino compone la scogliera rocciosa e la facciata. Le statue sono di marmo di Carrara utilizzato da grandi artisti per la bellezza e lavorabilità. Ma Roma, città imperiale, si poteva permettere di importare marmi lontani come il Granito del Foro proveniente dall’Egitto.
Andiamo quindi a Napoli. Qui la simbiosi tra architettura e geologia diviene predominante. Il Vesuvio e l’attività vulcanica secondaria divengono protagonisti nel paesaggio con i campi Flegrei che forniscono il Tufo Giallo Napoletano, una roccia costituita dalla cenere vulcanica consolidata ricca di zeoliti minerali microporosi capaci di assorbire acqua e di rilasciarla e di conferire alla pietra caratteristiche di isolamento da caldo e dal freddo. Di questa roccia è costituita la Napoli sotterranea ed il centro storico. Il Piperno, altra pietra considerata più nobile, dalla colorazione grigio chiara, è stata anch’essa largamente utilizzata.
Ci spingiamo più a Sud per parlare dei famosi Sassi di Matera. Questa emblematica città sorge in una gravina, una profonda valle in roccia intagliata sulle calcareniti di Gravina del quaternario, rocce facilmente erodibili a differenza delle sottostanti e tenaci calcari cretacei. La “Civita” è stata realizzata le dove affiorano copiose queste formazioni più tenere in pendii non strapiombanti e si è sviluppata fino al contatto con le rocce più dure. I “sassi” di Matera sono ricchi di gusci di animali marini, Ostree, Mitili, Brachiopodi, Gasteropodi, Echinodermi, Pecten, Balani ed alghe che testimoniano l’origine marine di queste rocce.
Passiamo infine lo stretto di Messina per andare a Catania. Qui il protagonista è l’Etna che dista circa 60 km da Catania, distanza che non è bastata nei secoli ad evitare che imponenti colate laviche raggiungessero la città nel 1669. Il Vulcano e la lava divengono poi protagonisti nel centro storico a partire dal simbolo di Catania, l’elefante in Piazza Duomo. La scultura è di basalto nero è fa parte della vasca che sorge al centro della Piazza. Ma di basalto sono anche molti palazzi, la bellissima Porta Ferdinandea, pregevole esempio di barocco catanese le pavimentazioni. Il colore scuro viene però contrastato da elementi in marmo bianco.
Termino questo mio viaggio con il cuore del barocco Siciliano” Noto e Modica. La pietra con cui venne costruita Noto viene cosi descritta: «La pietra, proveniente da cave non lontane a settentrione di Noto, è di una grana fine come quella di Catania, ma di un pallido colore giallo-oro che al sole acquista un’indescrivibile opulenza: abbastanza tenera per consentire un taglio elaborato, la si può anche lasciare quasi nuda, in modo da dar libero corso al molteplice linguaggio della materia. (Anthony Blunt, Barocco Siciliano). Infine Modica con il suo calcare dalle particolari graffiature che hanno resa famosa nel mondo questa pietra al pari della sua cioccolata