Per le sue particolarità naturalistiche, gli estesi boschi e gli elementi di importanza storica e archeologica come ville, pievi, castelli, eremi e necropoli etrusche, la Montagnola senese è un luogo frequentato da escursionisti e da chi vuole godersi una passeggiata domenicale.
Dalle caverne preistoriche alla metropolitana, sotto i nostri piedi esiste un “altro mondo” affascinante e un po’ nascosto
(Elena Bauer, Giovanni Caprara)
Si tratta di un massiccio alto collinare che si sviluppa in una serie di rilievi posti ad ovest di Siena, che si estendono dalla zona di Rosia (Sovicille) e Montarrenti, a sud di Colle Val d’Elsa, fino a raggiungere il castello di Monteriggioni, che raggiungono la loro massima altezza con le due vette del Monte Maggio, una di 658 metri e l’altra di 671 metri.
Lo sviluppo medioevale della Montagnola senese tocca il suo apice con il passaggio della Via Francigena ma anche grazie alle vie di transumanza, attraverso importanti passaggi come il Valico degli Incrociati, utilizzate per condurre bestiame dai rilievi appenninici fino ai pascoli della Repubblica di Siena ubicati in Maremma.
Oltre ai bellissimi boschi di castagni, quercete e le estese leccete, vi sono delle aree estrattive sfruttate soprattutto durante l’epoca medievale, ma la loro attività inizia già all’età degli Etruschi e dei Romani. Su questi rilievi infatti, in epoche remote, si è formato un particolare e pregiato marmo di colorazione gialla, definito “Giallo di Siena”.
La presenza del marmo ci rivela la natura carsica di questi rilievi, ma la roccia che sprigiona di più questi fenomeni è il calcare cavernoso, che come una coltre ammanta le colline della Montagnola senese.
Grazie al fenomeno del carsismo, sotto terra si sviluppa un meraviglioso mondo rappresentato da grotte naturali formate da inghiottitoi e spaccature a sviluppo verticale, con profondità variabile, ma che possono raggiungere anche i 50 m.
La prima di queste due tipologie consiste in strette fessure più o meno verticali con scarso o nullo sviluppo planimetrico e scarse concrezioni.
Le seconde sono formate da camere successive comunicanti, i cui volumi aumentano con la profondità e possono raggiungere anche i 20.000 metri cubi.
L’accesso è quasi sempre rappresentato da un pozzo verticale alla fine, dal quale si apre una prima camera che permette l’accesso alle altre, con corridoi quasi orizzontali. Sono ricche di concrezioni come stalattiti, stalagmiti, colonne, crostoni, colate, vaschette e vele, tutte costituite da carbonato di calcio opaco e prevalentemente bianco.
Le grotte impostate sulla formazione marmifera, si trovano nel versante Ovest della Montagnola. Presentano al loro interno una tipologia di concrezione molto particolare e rara, le concrezioni eccentriche, che si sviluppano in ogni direzione senza seguire la gravità ma bensì l’orientazione cristallografica.
Le grotte sui marmi sono quattro: la grotta dell’Ugola, la Chioma di Berenice, la grotta del Balcone, la grotta dei Pozzoni.
Quelle sul calcare cavernoso sono molte di più e tra le più belle ricordiamo: la Buca delle Fate a Lecceto, la Buca a’ Frati, la Buca del Chiostraccio dove nel 2013 sono stati trovati frammenti di ossa di “Ursus Spelaeus” di 29.000 anni fa, che rappresentano l’ultimo orso delle caverne mai trovato in Italia prima dell’estinzione, ed uno scheletro di “Homo sapiens” di 15.000 anni fa, completo ed in ottimo stato di conservazione, praticamente l’uomo più antico della Toscana ed uno dei più antichi d’Italia.